Freegan: ridurre lo spreco e consumare eticamente

Il freeganismo è uno stile di vita anticonsumista nel quale le persone utilizzano strategie di vita alternative basate sulla partecipazione limitata all'economia convenzionale e sul minimo consumo di risorse. I freegani abbracciano la comunità, la generosità, il problema sociale, la libertà, la cooperazione, e la condivisione rispetto a una società basata sul materialismo, l'apatia morale, la competizione, la conformità e l'avidità.

È nata dall’altra parte dell’oceano a fine anni Novanta e nell’ultimo decennio ha preso piede anche in Europa. In Italia viene vista ancora come un’abitudine bizzarra anche se le sponde “intellettuali” cominciano a non mancare. Si tratta della spesa freegan, pratica che mette insieme il risparmio sui beni alimentari con la filosofia anti-spreco. Il termine, nato dalla fusione tra le parole inglesi free, gratuito, e vegan, vegano, descrive un vero e proprio stile di vita all’insegna del “riciclo alimentare” da attuare anche rovistando all’interno dei cassonetti dei supermercati.

Un manifesto “punk”

In molti sostengono che “l’ideologo” del freeganismo sia Warren Oakes, l’ex batterista del gruppo folk-punk Against Me!, che nel 1999 scrisse “Why Freegan”, il brano considerato il manifesto del movimento, che definisce la pratica come un’etica alimentare anti–consumistica”. L’opuscolo descrive tutta una serie di modi per raggiungere questo obiettivo, tra cui la dumpster diving, ossia il frugare nei cassonetti dell’immondizia dei supermercati e dei ristoranti alla ricerca degli scarti di cibo ancora integri. Nella grande distribuzione, infatti, quando un cibo sta per scadere o la sua confezione è danneggiata o non conforme, viene scartato e buttato via anche se commestibile al 100%. La spesa freegan punta ad evitare questo spreco che a sua volta produce un risparmio considerevole.

L’argomento è trattato anche nel libro “Sprechi”, firmato da Tristram Stuart, professore dell’Università di Cambridge, secondo il quale tutto il nostro consumo alimentare dovrebbe essere modellato su questo dogma: “Compra solo quello di cui hai bisogno, e mangia tutto ciò che compri“. Il professore si sfama, ormai da anni, con beni considerati rifiuti dalla logica commerciale. Per dimostrare a quanto ammontino gli sprechi nella società inglese. Il 16 dicembre 2009, Stuart ha organizzato un pranzo per 5.000 persone, preparato solo con prodotti di scarto.

Lotta agli sprechi

Frutta, verdura, ma anche pasta, sono molti gli alimenti che si possono reperire gratis e in ottimo stato se si sa dove cercare. Oltre i già citati cassonetti dei supermercati, i seguaci di questa filosofia puntano all’invenduto di ristoranti e banchi del mercato. Dietro a questa pratica, però, non c’è solo la volontà di risparmiare ma anche una forte coscienza ambientale.

La Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, calcola che ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, pari a 1/3 della produzione totale, vengono sprecate. Solo in Italia questo spreco ha un valore economico che si aggira intorno ai 13 miliardi di euro all’anno.

Partendo da tale presupposto, sono sempre più le iniziative che si ispirano al freeganismo per promuovere un consumo consapevole. Nel Nord Europa, ad esempio, esistono dei negozi che vendono a metà prezzo i beni alimentari che sono prossimi alla scadenza. Tra le iniziative italiane più interessanti c’è Last Minute Market, promossa sin dai primi anni 2000 da Andrea Segré, professore di Politica Agraria dell’Università di Bologna: con il motto “trasformare lo spreco in risorse”, la società frutto di un’attività di ricerca ha ideato il primo sistema in Italia di riutilizzo dei beni invenduti dalla grande distribuzione organizzata. Con 40 progetti attivati in tutta la penisola, Last Minute Market gestisce donazioni e ritiri alimentari tenendo sotto controllo gli aspetti nutrizionali, igienico-sanitari, logistici e fiscali.

La campagna “Spreco Zero”

Un progetto di Last Minute Market in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari (DISTAL) Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, ideata da Andrea Segrè, ordinario di Politica Agraria internazionale e comparata all’Università di Bologna.

Spreco Zero, nata nel 2010 e illustrata dall’inconfondibile tratto di Altan, è l’unica campagna permanente di sensibilizzazione in Italia sul tema dello spreco alimentare, rapidamente diventata movimento di pensiero ma anche strumento di lavoro concreto attraverso la Dichiarazione Congiunta firmata da uomini di scienza e di cultura, insieme a centinaia di cittadini, per individuare obiettivi e contenuti della Risoluzione del Parlamento Europeo del 19 gennaio 2012.

È la campagna che ha generato la Carta “Spreco Zero” sottoscritta da oltre 800 Sindaci italiani delle metropoli (Roma, Milano, Firenze, Napoli, Bologna) e di tante altre amministrazioni grandi e piccole, la campagna di “Primo non Sprecare” (pranzi e cene realizzati con cibo di recupero dagli sprechi, griffati da grandi chef).

Spreco Zero è anche dati, attraverso l’Osservatorio Waste Watcher: il primo Osservatorio nazionale sugli sprechi: uno strumento scientifico e al tempo stesso un veicolo di approfondimento, informazione e comunicazione sulle cause dello spreco e sulla concreta controproposta di policies di comportamento efficaci per prevenire e ridurre lo spreco, questione centrale del nostro tempo: dal cibo all’acqua all’energia, passando per farmaci, abbigliamento e molti altri beni di consumo.

E infine la campagna del “Premio Vivere a Spreco Zero”, ideata nel 2013 per promuovere e condividere le buone pratiche di prevenzione degli sprechi alimentari, riduzione degli sprechi di acqua ed energia, mobilità sostenibile, prevenzione dei rifiuti, riduzione del consumo di suolo, economia circolare e sana alimentazione, adottate sul territorio nazionale da soggetti pubblici e privati, valorizzando quindi le esperienze più rilevanti e innovative in modo tale da favorirne la diffusione e la replicazione sul territorio.

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