Paesaggi rurali storici: un Registro nazionale

Riconoscimento, conservazione e gestione dei paesaggi storici e delle pratiche tradizionali

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Il paesaggio come bene comune

Con l’inserimento del paesaggio fra gli obiettivi strategici delle politiche agricole nazionali, il mondo rurale si riappropria di qualcosa che gli appartiene da sempre ma che ora si pone come un elemento fondamentale dell’agricoltura italiana: già Emilio Sereni scriveva, agli inizi degli anni ’60: «Il paesaggio agrario è la forma che
l’uomo, nel corso ed ai fini delle sue attività produttive agricole, coscientemente e sistematicamente imprime al paesaggio naturale», anche se oggi sappiamo essere qualcosa di più complesso.

Il concetto di paesaggio si è evoluto da risultato dell’integrazione nello spazio e nel tempo di fattori economici, sociali ed ambientali, a «risorsa complessa», di cui gli agricoltori sono i principali artefici ma che appartiene a tutto il Paese e, nel contempo, a ciascuna comunità locale.

L’idea di realizzare un catalogo nazionale dei paesaggi rurali storici non ha inteso essere una mera opera di catalogazione a fini conservativi, magari risolta nella semplice apposizione di nuovi vincoli – che spesso rimangono inefficaci rispetto a fattori intrinsecamente dinamici – ma un’azione integrata che intende coinvolgere la cittadinanze e le forze produttive, assieme gli apparati di tutela.

Il mantenimento di colture che mostrano persistenze storiche plurimillenarie, mantenendo le loro funzioni produttive e grandi valenze estetiche, il ruolo crescente di fenomeni quali il turismo rurale e l’interesse per la qualità della vita abbinata all’entroterra, circondano la naturale attenzione del coltivatore per le proprie radici storiche con un crescente interesse della popolazione, che attraverso il paesaggio riallaccia i legami con la terra, sfaldati dalla modernità.
Ed è questo un fenomeno che dimostra con crescente evidenza come la necessità di conservazione non si contrapponga allo sviluppo ma costituisca piuttosto uno dei nuovi volti dell’innovazione, favorendo un arricchimento continuo del patrimonio di valori lentamente sedimentati nel passato, per cui, simmetricamente, ogni processo di conservazione produce nuovo valore.

In questa cornice, rafforzata dall’introduzione nel sistema della Convenzione del patrimonio mondiale UNESCO nel 1992 con il termine di «paesaggio culturale», l’Italia ha un ruolo molto speciale e privilegiato: la sua conformazione fisica, la posizione geografica e la ricca vicenda storica hanno consentito la formazione, in un territorio relativamente piccolo, di un grande varietà di paesaggi culturali di straordinaria bellezza, che ha pochi paralleli a livello internazionale.

Ma è necessario riconoscere che molti paesaggi montani e collinari, intimamente connesse ad un’agricoltura tradizionale, sono oggi a rischio: le trasformazioni del paesaggio connesse all’urbanizzazione o alla realizzazione di sempre nuova espansione edilizia – ma anche all’estensione degli impianti di produzione di energie rinnovabili – rappresentano una grave minaccia. Interi paesaggi (costieri, collinari e persino montani) sono stati completamente distrutti in soli due o tre decenni!
L’impegno per la conservazione di questo patrimonio, che l’Italia ha confermato con la ratifica della Convenzione europea del paesaggio, richiede uno sforzo collettivo, che deve includere le amministrazioni pubbliche, le istituzioni di ricerca e formazione e il settore privato.

SIMTUR, attraverso la piattaforma rurability e – in particolare – con il programma nazionale «piccole patrie», intende offrire un contributo a tutte le comunità locali che, dalle Alpi alla Valle dei Templi, dalle malghe ai nuraghe, si animano per realizzare buona vita e buoni prodotti nel più ampio contesto di un buon paesaggio.

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