Ortoterapia, agriasilo e ippoterapia: valore sociale

L’agricoltura protagonista di un nuovo modello di welfare con progetti imprenditoriali e servizi alla persona dedicati ai soggetti più vulnerabili...

L’agricoltura diventa protagonista di un nuovo modello di welfare con progetti imprenditoriali dedicati esplicitamente ai soggetti più vulnerabili che devono fare i conti con la cronica carenza dei servizi alla persona soprattutto nelle aree rurali.

Un decreto del Ministero dell’agricoltura definisce i requisiti minimi e le modalità previste all’articolo 2, comma 1, della legge 141/2015 sull’agricoltura sociale: l’agricoltura trova nuove leve e nuovi modelli di welfare attraverso progetti imprenditoriali dedicati esplicitamente ai soggetti più vulnerabili, che devono fare i conti con la cronica carenza dei servizi alla persona (soprattutto nelle aree rurali).

Dalla legge del 2015, una realtà articolata e complessa

Lungo tutta la Penisola, nelle aree rurali come in quelle periurbane ci sono migliaia di realtà molto diversificate che – dopo una attesa durata anni dalla promulgazione della Legge sull’agricoltura sociale – avranno finalmente riferimenti certi per avviare e gestire le proprie attività in ambito sociale.

C’è chi si occupa di persone con problemi di dipendenza (droga e alcool in particolare) oppure chi si dedica a ortoterapia, ippoterapia e altre attività con disabili fisici e psichici di diversa gravità, ma ci sono realtà che seguono il reinserimento sociale e lavorativo di persone emarginate (minori a rischio, disoccupati di lunga durata, ecc.) oppure che puntano allo sviluppo di un’attività agricola volta al miglioramento del benessere e della socialità (agriasilo, orti per gli anziani, ecc.).

Secondo elaborazioni su dati Ismea, si tratta di una realtà variegata, con soggetti che attuano l’inserimento socio lavorativo (45%), supportano la quotidianità e l’inclusione sociale (25%) spesso indirizzata agli studenti, realizzano servizi terapeutici e di riabilitazione (20%) e svolgono azioni di educazione ambientale (10%).

Il decreto del Ministero

Il Decreto chiarisce finalmente che le aziende agricole in forma singola o associata e le cooperative sociali – con un reddito da attività agricola superiore al 30% del totale – possono essere riconosciute come soggetti che erogano servizi di agricoltura sociale.

Tra gli utenti di tali servizi si considerano i lavoratori con disabilità e svantaggiati e i minori in età lavorativa inseriti in progetti di riabilitazione e sostegno sociale; inoltre sono servizi di agricoltura sociale anche le prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali mediante l’utilizzazione delle risorse materiali e immateriali dell’agricoltura per promuovere, accompagnare e realizzare azioni volte allo sviluppo di abilità e di capacità, di inclusione sociale e lavorativa, di ricreazione e di servizi utili per la vita quotidiana.

Anche le prestazioni e servizi che affiancano e supportano le terapie mediche, psicologiche e riabilitative finalizzate a migliorare le condizioni di salute e le funzioni sociali, emotive e cognitive dei soggetti interessati che possono prevedere l’ausilio di animali allevati e la coltivazione delle piante, si possono considerare attività di agricoltura sociale.

Infine sono riconosciuti tali anche i progetti finalizzati all’educazione ambientale e alimentare, alla salvaguardia della biodiversità nonché alla diffusione della conoscenza del territorio attraverso l’organizzazione di fattorie sociali e masserie didattiche riconosciute a livello regionale, quali iniziative di accoglienza e soggiorno di bambini in età prescolare e di persone in difficoltà sociale, fisica e psichica.

Primi passi di una possibile svolta epocale

Per garantire la qualità del servizio erogato, la norma richiede la presenza di figure professionali preposte all’erogazione di competenze specifiche che possono essere dimostrate mediante collaborazioni o convenzioni. Trovano spazio nel decreto anche l’utilizzo di animali negli interventi assistiti per migliorare le condizioni di salute, le funzioni sociali, emotive e cognitive delle persone coinvolte e gli orti sociali, purché condotte da soggetti riconosciuti per le attività di agricoltura sociale.

Una svolta epocale con la quale si riconosce che nei prodotti e nei servizi offerti dall’agricoltura non c’è solo il loro valore intrinseco, ma anche un bene comune per la collettività fatto di tutela ambientale, di difesa della salute, di qualità della vita e di valorizzazione della persona.
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