In agricoltura c’è una predisposizione naturale per la valorizzazione delle persone, intese anche nella loro diversità. La relazione e la prossimità sono, infatti, valori antichi da sempre presenti nel mondo contadino, così come la solidarietà, il mutuo soccorso, la cura e l’assistenza di membri all’interno di una cerchia familiare “allargata”. Per questo le pratiche di agricoltura sociale offrono un contributo concreto allo sviluppo del territorio e delle comunità rurali, anche in termini di sicurezza, benessere e qualità della vita.

Le politiche di sviluppo rurale risultano a pieno titolo inserite tra le politiche che influenzano il benessere, coniugando agricoltura e salute. L’agricoltura sociale trova dunque protagoniste le aziende agricole che interpretano la sostenibilità nel senso più profondo, concorrendo al benessere della comunità non solo attraverso la coltivazione/manutenzione del terreno ma anche attraverso l’erogazione diretta di servizi sociali a beneficio delle fasce deboli. Spesso con qualità e ricadute superiori ad analoghi servizi realizzati in ambiente urbano, proprio per il valore aggiunto apportato dall’ambiente rurale, in cui spazi e tempi risultano ancora a misura d’uomo.

La mutua collaborazione, responsabilizzazione e contaminazione tra reti formali di servizi e reti informali di imprese agricole e soggetti del terzo settore, consente di riorganizzare reti di protezione sociali innovative, basate sulla consapevolezza e sulla volontarietà, moventi ideali (al di fuori dei rapporti di potere e settoriali ordinari) capaci di generare vantaggi collettivi e di associare la creazione di valore economico e valore sociale.

L’agricoltura sociale si realizzaz una governance a rete che mette in relazione:

  • aziende agricole che si assumono maggiore responsabilità sociale d’impresa e che credono nello sviluppo inclusivo e solidale. Aziende che, attraverso la loro adesione ai percorsi dell’agricoltura sociale, migliorano la loro reputazione, la loro visibilità, la qualità delle loro attività e tendono a migliori risultati economici, professionali e relazionali;
  • servizi e istituzioni che lavorano per la formalizzazione e il riconoscimento delle reti di governance e per l’innalzamento della qualità dei servizi offerti (percorsi slegati da logiche assistenziali);
  • terzo settore: che concorre all’incremento del valore delle relazioni locali, al fine di accrescerne le potenzialità e l’efficacia;
  • consumatori  che partecipano attivamente attraverso la responsabilità delle loro scelte, il consumo responsabile ed etico di cibo locale e stagionale;
  • persone svantaggiate e le loro famiglie che richiedono inclusione sociale e lavorativa in forme efficaci, in una logica non assistenzialista.

I VANTAGGI PER LE IMPRESE AGRICOLE

Aziende agricole di valore

Aziende agricole di valore

  • Il sociale è una delle più importanti espressioni della multifunzionalità e della diversificazione in agricoltura;
  • L’agricoltura sociale porta visibilità e riconoscibilità sul territorio, creando condizioni favorevoli per la permanenza delle famiglie nelle comunità rurali;
  • L’azienda che fa agricoltura sociale gode di un sostegno pubblico speciale per l’utilizzo dei propri prodotti agricoli, la promozione e molto altro ancora;
  • L’agricoltura sociale contribuisce a creare un futuro migliore per le comunità locali grazie a una gestione più sostenibile anche delle fragilità umane;
  • L’azienda agricola impegnata nel sociale ha un “plus” importante, legato al valore etico delle proprie attività.

Un potenziale ancora da esprimere

Un potenziale ancora da esprimere

Vista l’importanza che il fenomeno va assumendo – e gli enormi benefici sociali ed economici che ne derivano – sarebbe opportuno che le istituzioni cogliessero a pieno l’effettivo potenziale dell’agricoltura sociale e lo valorizzassero adeguatamente. Da un lato si incentiverebbe una politica agricola innovativa (che non potrebbe che giovare ad un comparto che ciclicamente affronta periodi di difficoltà), dall’altro si concretizzerebbero ricadute positive in ambito sociale e nelle politiche della salute pubblica (altro settore denso di criticità, soprattutto all’aumentare delle povertà).

Per realizzare questo scenario sarebbe opportuna l’articolazione di nuove politiche di welfare più mirate ed efficaci, attraverso l’adozione di provvedimenti legislativi adeguati in ambito nazionale e – soprattutto – regionale.

Se l’Unione Europea definisce l’agricoltura sociale come “il nesso fondamentale tra agricoltura sostenibile, sicurezza alimentare, equilibrio territoriale, conservazione del paesaggio e dell’ambiente, nonché garanzia dell’approvvigionamento alimentare” – confermandone lo status di azione da privilegiare negli stati membri – con la Legge 18 agosto 2015, n. 141, “Disposizioni in materia di agricoltura sociale, finalmente si è definito anche in Italia un riconoscimento giuridico che si attendeva da tempo. Gli aspetti innovativi della normativa riguardano:

  • far lavorare persone con disabilità e persone socialmente svantaggiate all’interno di progetti di riabilitazione sociale;
  • svolgere attività agricola con finalità sociale, offrendo servizi alla comunità locale;
  • organizzare servizi terapeutici, attraverso l’attività agricola e con l’aiuto di animali;
  • realizzare iniziative di educazione ambientale e alimentare.

Inoltre, si mira alla salvaguardia della biodiversità animale, attraverso l’organizzazione di fattorie sociali e masserie didattiche, grazie a:

  • specifici programmi per le imprese agricole, nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale, con particolare riguardo alle pratiche di progettazione integrata territoriale e allo sviluppo dell’agricoltura sociale;
  • istituzioni pubbliche che gestiscono mense scolastiche e ospedaliere possono inserire criteri di priorità per l’assegnazione delle gare di fornitura la provenienza dei prodotti agroalimentari da operatori di agricoltura sociale;
  • enti pubblici territoriali che danno priorità a progetti che favoriscono lo sviluppo delle attività di agricoltura sociale nell’ambito delle procedure di alienazione e locazione dei terreni pubblici agricoli. Per questo possono dare in concessione, i beni immobili confiscati alla criminalità organizzata;
  • Osservatorio sull’agricoltura sociale, nominato con decreto del Mipaaf per definire le linee guida in materia di agricoltura sociale, controlla e coordina le iniziative delle politiche rurali e la loro comunicazione.

Le comunità del cibo

Le comunità del cibo

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