Agrobiodiversità: un approccio olistico per le politiche locali del cibo

Con la terra, dalla parte degli agricoltori e delle comunità

Filiera corta dell'accoglienza

Filiera corta dell’accoglienza

Un approccio agrobiodiverso

Con il termine agrobiodiversità si indica l’intero patrimonio di risorse genetiche vegetali, animali e microbiche che si sono andate formando – per azione di meccanismi biologici e per selezione naturale – nei tempi lunghi dell’evoluzione e, successivamente, accumulate fin dagli inizi delle pratiche agricole circa 10.000 anni fa. Di generazione in generazione, contadini, agricoltori e allevatori hanno domesticato, selezionato e trasferito da zone geografiche diverse tutte quelle specie da cui ricavare prodotti fondamentali per l’umanità.

Patrimonio immateriale dell’agrobiodiversità

Anche le persone sono parte del mondo biologico. Da un lato intervenendo sulla formazione e conservazione dell’agrobiodiversità, dei paesaggi agrari, pastorali e selvicolturali che caratterizzano fortemente ciascun territorio; dall’altro trasmettendo tra le generazioni le conoscenze che hanno consentito di coltivare, allevare e custodire le risorse genetiche autoctone.

Ogni volta che scompare una risorsa genetica, si smarrisce anche il patrimonio culturale e di tradizioni ad essa legati. Pertanto è necessario assumere consapevolezza che la perdita di biodiversità si traduce sempre in perdita di ricchezza perché, assieme alle specie ed  alle varietà locali, scompaiono paesaggi, prodotti e culture locali ad esse collegati: una consapevolezza già presente nella Convenzione sulla biodiversità del 1992 e nei successivi accordi internazionali quali il Protocollo di Cartagena (2000), il Trattato Internazionale delle Risorse Genetiche Vegetali per l’alimentazione e per l’agricoltura (2004) e il Protocollo di Nagoya (2010) sull’accesso e i benefici derivanti dall’uso della biodiversità.

Anche l’UNESCO, con la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale (ratificata con legge 27 settembre 2007 n. 167), già da tempo individua questo “capitale” come patrimonio culturale immateriale dell’umanità alla stregua dei patrimoni culturali classici, riconoscendone il diritto di salvaguardia in quanto minacciato da una cultura globalizzata che tende ad omologare le differenza tra culture.

I dieci comandamenti per l’agrobiodiversità

  1. aver cura del suolo,
  2. aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici,
  3. assicurare la sicurezza alimentare,
  4. riconoscere il ruolo fondamentale di contadini, agricoltori, allevatori e pescatori,
  5. garantire la condivisione delle conoscenze,
  6. sostenere la conservazione delle risorse genetiche e naturali,
  7. rafforzare i giovani agricoltori,
  8. creare filiere corte e generare opportunità lungo la catena del valore,
  9. integrare l’economia rurale con altri settori dell’economia per garantire la diversificazione del reddito agricolo,
  10. stimolare connessioni con le comunità locali.

rurability per i territori e le comunità locali

E’ in questo quadro che la piattaforma rurability – e l’intero agire di SIMTUR – assumono le conoscenze locali tradizionali come radici di un processo evolutivo continuo che richiede di rimodulare costantemente gli interventi territoriali secondo un approccio olistico, capace di considerare, rispettare ed esaltare le migliori espressioni del mondo rurale e delle comunità locali. Da tale approccio, discendono il manifesto di valori BioSlow, il manifesto del turismo rurale, il modello di filiera corta dell’accoglienza e tutte le azioni di accompagnamento e assistenza tecnica per i distretti del cibo e le comunità del cibo.

SIMTUR | Mobilità e turismo sostenibile

SIMTUR camp

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rurability organizza seminari residenziali grazie all’esperienza dei SIMTUR Camp, con modelli e proposte di sviluppo rurale sostenibile per territori, imprese, destinazioni, comunità e cittadini.

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