Dal manifesto di valori all’azione nei territori

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Manifesto BioSlow

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Dal 2019, quando SIMTUR e ItaliaBio sottoscrissero la prima intesa che approvava il “Manifesto”, la community di BioSlow si è molto evoluta. Non solo una questione di numeri e di dimensioni, ovviamente, ma di qualità delle relazioni e di efficacia dell’azione – a livello nazionale e internazionale – con radici sempre più solide nei territori.

Sono trascorsi pochi anni, ma di mezzo s’è infilata un’emergenza pandemica senza precedenti: Covid-19 ha letteralmente modificato le nostre vite. Prendiamo ad esempio un aspetto fondamentale della quotidianità, come la percezione dello spazio: la nostra mobilità è stata fortemente limitata, ridotta a pochi chilometri da casa. Ed ha influenzato anche la capacità di strutturare, gestire e manipolare la percezione del tempo, che in qualche modo sembra essersi fermato o smarrito.
La risposta che l’umanità ha saputo individuare per alleviare questo corto circuito spazio/temporale è stata una forte accelerazione della transizione digitale: da spazio per comunicare e condividere, la rete è diventata protagonista del lavoro, delle professioni, della logistica, della distribuzione e dei mercati.

Se per due anni si è vissuti con la sensazione di essere bloccati nel presente, incapaci di pianificare il futuro, i sistemi economici hanno trovato il modo di adattarsi rapidamente agli scenari in evoluzione, rendendo obsolete molte dinamiche impossibilitate ad evolvere altrettanto celermente in direzione dell’innovazione tecnologica. Sarebbe stato facile immaginare che questo potesse essere il caso – in particolare – del sistema agroalimentare, idealmente più arretrato e più fragile.

Invece, di fronte alle trasformazioni agricole e rurali che negli anni avevano già comportato lo strutturarsi di catene globali del valore, dominate da imprese transnazionali del cibo, si è assistito ad un’evoluzione straordinaria del settore, grazie alla crescente diffusione di pratiche di produzione e consumo ispirate da una rinnovata sensibilità ecologica, incentrate su stili aziendali etici e sulla domanda di cibi salubri, di qualità e legati alle identità dei territori.
“Qualità” e “sostenibilità” sono progressivamente diventati paradigmi di mercato per rispondere ai quali il nucleo di produzione si è evoluto in pratiche “verdi”, affiancate da modelli innovativi di distribuzione, sempre più civici ed ecologici: si è assistito alla proliferazione delle reti alimentari alternative, che hanno consentito di realizzare sistemi di approvvigionamento ri-territorializzati, decentralizzati e diversi da quello agroindustriale (peraltro più vicini al consumatore e maggiormente rispondenti alle esigenze di sicurezza alimentare).

Tali reti hanno un svolto un vero e proprio servizio alla popolazione, non soltanto riuscendo nell’obiettivo di mantenere pieni gli scaffali dei mercati ma modificando i propri modelli organizzativi e adottando piattaforme digitali in grado di consentire nuove forme distributive e consegne a domicilio (delivery), in alcuni casi anche gratuite per anziani e fasce deboli, recuperando il ruolo di presidio sociale.
Ecco perché le pratiche di consumo responsabile possono oggi ambire a riequilibrare i rapporti di forza su cui si reggono le catene del valore dominate dalla GDO!

Indubbiamente, la qualità del cibo – qui intesa come sinonimo di salubrità, identità, sostenibilità ambientale e sociale – resta l’elemento trainante delle attuali traiettorie di sviluppo del sistema agroalimentare e dei processi di innovazione multifunzionale. Così il manifesto BioSlow non perde attualità ma acquista centralità, diventando sempre più efficace, territorio per territorio.
Ti chiediamo di leggerlo e di non far mancare la tua sottoscrizione, che riteniamo un atto privo di costi ma non gratuito, nel senso che ci collega, ci unisce e ci impegna gli uni verso gli altri. Nel senso di generare una community che adotta una visione di lungo periodo ma è consapevole della necessità di agire quotidianamente, localmente e coerentemente.

Sono ormai numerose le realtà istituzionali, le imprese e le forme attive di cittadinanza che popolano la community BioSlow.
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