Le DOP, DOC, IGT, IGP e STG sono riconoscimenti che attestano l’appartenenza a particolari standard produttivi di alimenti e bevande di alta qualità italiana: sono marchi che non rappresentano veri e propri sistemi per la certificazione alimentare, ma definiscono in maniera univoca determinate proprietà del prodotto.

Sono 5 i principali marchi collettivi di denominazione e indicazione:

  • DOP, Denominazione di Origine Protetta
  • DOC, Denominazione di Origine Controllata
  • IGT, Indicazione Geografica Tipica
  • IGP, Indicazione Geografica Protetta
  • STG, Specialità Tradizionale Garantita

Sapevi che il 92% delle produzioni tipiche nazionali nasce nei comuni italiani con meno di 5.000 abitanti?
Lo studio su “Piccoli comuni e tipicità” di Coldiretti/Symbola fa emergere un sistema virtuoso che rappresenta ben il 69,7% dei 7.977 comuni italiani e in cui vivono poco più di 10 milioni persone.
Ben 270 dei 293 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) italiani riconosciuti dall’Unione Europea hanno a che fare con i piccoli Comuni che, nel dettaglio, garantiscono la produzione di tutti i 52 formaggi a denominazione, del 97% dei 46 olii extravergini di oliva, del 90% dei 41 salumi e dei prodotti a base di carne, dell’89% dei 111 ortofrutticoli e cereali e dell’85% dei 13 prodotti della panetteria e della pasticceria.
Ma grazie ai piccoli centri è garantito anche il 79% dei vini più pregiati che rappresentano il made in Italy nel mondo. Un patrimonio conservato nel tempo dalle 279.000 imprese agricole presenti nei piccoli Comuni, con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.

Dal tessuto territoriale dei centri con meno di 5.000 abitanti dipende gran parte della leadership italiana in Europa con il sistema della qualità alimentare made in Italy (Dop/Igp) che sviluppa un fatturato annuo al consumo di quasi 14 miliardi di euro, dei quali circa 4 miliardi realizzati sul mercato estero: una risorsa per l’Italia che può contare su un patrimonio di antiche produzioni agroalimentari tramandate da generazioni in un territorio unico per storia, arte e paesaggio che sono le principali leve di attrazione turistica. Non a caso due stranieri su tre considerano la cultura e il cibo le principali motivazione di viaggio nel Bel Paese, ma anche il 54% degli italiani ritiene che il successo di una vacanza dipenda dalla combinazione cibo/ambiente/cultura.

Per questo motivo rurability ha adottato il modello SIMTUR della filiera corta dell’accoglienza, ovvero dalle politiche di destinazione necessarie per garantire la necessaria integrazione tra i servizi di ospitalità, le produzioni agricole e la ristorazione, basata sul cibo locale.

DOP, DOC, IGP, DOCG. ecc.

IMPARIAMO A RICONOSCERE LE SIGLE

Le differenze tra DOP, DOC, IGT, IGP e STG…

Le differenze tra DOP, DOC, IGT, IGP e STG…

  1. DOP (Denominazione di Origine Protetta): garantisce che le caratteristiche qualitative del prodotto dipendano dall’ambiente geografico in cui viene prodotto e dai metodi di produzione tradizionali. Esempi di prodotti DOP italiani sono il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano e la Mozzarella di Bufala Campana;
  2. IGT (Indicazione Geografica Tipica): è assegnato al vino IGS prodotto in aree generalmente ampie ma con requisiti specifici. Le uve dei vini, per esempio devono provenire da una determinata zona geografica per almeno l’85% e presentare specifiche caratteristiche organolettiche;
  3. IGP (Indicazione Geografica Protetta): classificazione riconosciuta dall’UE che richiede soltanto ad una delle fasi di produzione, trasformazione o elaborazione di avvenire in una determinata zona geografica. Esempi di prodotti IGP italiani sono la Mortadella Bologna, l’Aceto Balsamico di Modena e la Bresaola della Valtellina;
  4. STG (Specialità Tradizionale Garantita): tutela le produzioni legate a una ricetta e a metodi di produzione tradizionali, senza essere necessariamente legate a un’area geografica specifica;
  5. DOC (Denominazione di Origine Controllata): si parla di un vino DOC quando un vino IGT ha mantenuto questa denominazione per almeno 5 anni. Tuttavia, solo alcuni vini IGT possono effettuare questo passaggio, perché il vino deve essere controllato da enti autorizzati e rispondere a specifici requisiti, come analisi organolettiche e chimico-fisiche. Di fronte ad un vino doc, sapremo anche che è un vino prodotto in un territorio particolarmente vocato, le uve provengono dai vitigni di una determinata zona e la fase di produzione segue regole molto rigide:
  6. DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita): un vino DOC può passare alla denominazione DOCG dopo 10 anni, se supera le analisi e ha tutte le caratteristiche previste dal disciplinare. Più restrittiva della DOC, questa denominazione si riconosce su vini con il sigillo intorno al collo della bottiglia, con il simbolo del Ministero delle Politiche Agricole.
    Quali sono le caratteristiche che deve avere un vino DOCG? Uve derivanti da vitigni specifici in zone altrettanto specifiche; una resa per ettaro limitata: una precisa gradazione alcolica; colore, gusto e profumi ben precisi; segue specifiche norme di imbottigliamento.

Cos’è la De.Co?

Cos’è la De.Co?

A differenza delle denominazioni protette a livello europeo (DOP, IGP e STG), le De.Co. (Denominazioni comunali) non sono un marchio di qualità ma una attestazione di tipicità legata alla tutela e alla valorizzazione di un prodotto tipico, una ricetta tradizionale, un’attività agroalimentare o un prodotto artigianale.

Le prime Denominazioni Comunali si disciplinano in Italia a partire dal 1990, grazie alla Legge 142 che consente ai Comuni di disciplinare in materia di valorizzazione delle attività agroalimentari tradizionali.
Dal 2002 le De.Co. sono normalmente istituite prendendo a modello un regolamento-tipo predisposto dall’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) che estende il riconoscimento anche a feste e saperi tradizionali.

rurability considera le De.Co. come una leva di marketing territoriale, che promuove il patrimonio della comunità oltre l’ombra del campanile.

Gli strumenti attuativi per l’istituzione della certificazione De.Co., da parte di un singolo Comune, sono:

  • la redazione di un regolamento per la “Valorizzazione delle attività agroalimentari tradizionali e l’istituzione della De.Co.”;
  • la delibera di Consiglio comunale che approva il regolamento;
  • un disciplinare di produzione;
  • il registro dei prodotti De.Co.;
  • l’albo comunale delle iniziative e delle manifestazioni.

Scopri le eccellenze italiane nell’Atlante del cibo

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