Il pacchetto climatico Fit for 55

Ridurre del 55% le emissioni nette di gas a effetto serra nell’UE

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Gli elementi principali del pacchetto “Fit for 55”

Fit for 55 cambierà profondamente il modo in cui usiamo e in alcuni casi abusiamo dell’energia. Il pacchetto contiene 12 iniziative, sia intervenendo a modifica della legislazione esistente che attraverso nuove proposte.

  • La modifica della Direttiva sull’efficienza energetica, reitera il principio che l’efficienza energetica debba essere la prima priorità e richiede agli Stati membri una riduzione del 39% della energia primaria rispetto al 1990. Tale obiettivo diventa obbligatorio e si tradurrà in un consumo non superiore a 1023 milioni di tonnellate equivalenti petrolio per il 2030. Un elemento fondamentale del risparmio energetico dovrà provenire dagli edifici per il cui efficientamento potranno essere utilizzati i fondi del Recovery Plan.
  • La revisione della Direttiva sulle rinnovabili che ha lo scopo di aumentare il contributo di tali fonti al mix energetico dal 32 al 40% entro il 2030. L’obiettivo più ambizioso potrà contare sulla riduzione dei costi per le rinnovabili, riduzione che ha permesso nel 2019 al solare e all’eolico di produrre congiuntamente più elettricità del carbone nell’Unione europea.
  • La revisione del sistema di scambio delle emissioni (Emission Trading System) che funziona secondo il principio di una limitazione delle emissioni per le 10.000 installazioni coperte dal meccanismo stesso. Le emissioni sono ridotte ogni anno e le installazioni possono cedere o acquistare “allowance” a seconda che abbiano ecceduto o diminuito le emissioni garantendo. La revisione dell’ETS proposta incrementa la percentuale di riduzione annuale.

Un sistema di scambio delle emissioni è stato inoltre creato per i trasporti terrestri e gli edifici.

  • Varie proposte nel settore dei trasporti, con una progressiva riduzione delle emissioni di CO2 di auto e furgoni per arrivare a “emissioni zero” nel 2035. Ciò implicherebbe che nessun veicolo nuovo, diesel a benzina o ibrido, sia più venduto a partire da tale data. I supporter dell’iniziativa preconizzano una rivoluzione “Fordiana”, che con una produzione di massa di veicoli elettrici, possa abbassarne drasticamente il prezzo. La proposta è estremamente ambiziosa e ha ricevuto un’accoglienza molto tiepida sia dall’industria automobilistica che da vari Stati membri.
  • La creazione di un Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), in pratica una tassa CO2 sull’import, di cemento, ferro, acciaio, alluminio, fertilizzanti e elettricità, nel caso gli stessi non siano prodotti con adeguati standard rispetto alle emissioni. L’obiettivo è di proteggere le industrie da una concorrenza sleale da produttori non europei che non siano soggetti a standard ambientali simili a quelli comunitari. La misura dovrebbe evitare la delocalizzazione di certe produzioni verso nazioni con standard ambientali meno stringenti.

Il pacchetto include inoltre una revisione della Direttiva sulla tassazione “minima” dei prodotti energetici, del Regolamento sull’uso dei terreni e delle foreste che possono contribuire alle emissioni catturando o rilasciando CO2 e del Regolamento “Effort Sharing per la riduzione delle emissioni nei settori non coperti dal sistema di scambio delle emissioni.

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Cinque sfide per l’Italia

  1. L’efficienza energetica è stata indicata come prima priorità dalla Commissione
    Contrariamente alla credenza popolare, sono gli edifici il settore più energivoro dell’economia, consumando il 40% della nostra energia e offrendo quindi enormi possibilità di risparmio. Il “bonus 110%” per ristrutturazioni che migliorino di due classi energetiche gli edifici va quindi nella giusta direzione.
    La prima legge italiana sull’efficienza energetica degli edifici è del 1973 ma, come indicato nel Piano energetico e climatico italiano, più del 60% degli edifici esistenti sono antecedenti a tale data. Esiste quindi un enorme potenziale di risparmio energetico da sfruttare in questo settore.
    Il superbonus 110% è una misura ideale ma, la sua implementazione può essere migliorata. La domanda per ottenere il superbonus richiede decine di documenti e l’opportunità di usufruire del bonus scade alla fine del 2021. La semplificazione della burocrazia e l’estensione del bonus oltre il 2021, permetterebbe quindi di ottenere sostanziali risparmi energetici addizionali. I Piani di ripresa e resilienza devono destinare circa un terzo dei fondi a progetti che contribuiscano alla lotta al cambiamento climatico e sono quindi lo strumento ideale per finanziare e aumentare l’efficienza energetica dei nostri edifici.
  2. Per le rinnovabili al fine di arrivare al 40% proposto da “Fit for 55”, saranno necessari grossi sforzi. Il Piano energetico e climatico italiano del 2019 puntava a un contributo delle rinnovabili del 30% per il 2030, contributo che dovrà aumentare sostanzialmente. Nelle rinnovabili l’Italia è un attore di primo piano, ENEL è entrata nelle energie rinnovabili molti anni fa e ne è diventata il leader mondiale tanto da essere denominata la “major” del settore. Il coinvolgimento delle società italiane in questo settore sarà quindi fondamentale: ruolo del legislatore dovrà essere quello di limitare alcuni lacci burocratici ma garantendo sempre la ricerca di un corretto equilibrio con la tutela del suolo e del paesaggio.
    Un settore con grandi potenzialità è la geotermia: nel Piano climatico Italiano questa fonte contribuisce solo al 6% delle rinnovabili. Esistono potenzialità che possono essere perseguite anche da società petrolifere, in effetti un pozzo geotermico è più simile a un pozzo petrolifero che a un pannello solare. Alcune società si stanno muovendo in questa direzione, che consentirebbe loro di diversificare l’attività in settori che possono efficacemente contribuire alla transizione energetica.
  3. Nei trasporti la proposta di interdire la vendita di veicoli con motori a combustione interna dal 2035 dev’essere accompagnata da un forte investimento in formazione e aggiornamento delle risorse umane. L’Italia dovrebbe migliorare i trasporti nelle grandi città, ciò contribuirebbe a ridurre il consumo di energia, migliorare la qualità dell’aria e aumentare la velocità dei trasferimenti urbani. Di sicuro non ci si può limitare ad una mera conversione del parco auto o dei mezzi pubblici all’elettrico, ma è necessario ripensare il trasporto urbano complessivamente.
  4. Considerare il contributo del gas naturale che, per quanto fossile, consente di dimezzare le emissioni se usato al posto del carbone. Il gas è abbondante e versatile, può essere usato per generare elettricità, per riscaldamento e nei trasporti. Inoltre una centrale di generazione di elettricità a gas può essere avviata o spenta in tempi rapidissimi facendone un ideale complemento di rinnovabili variabili some il solare e l’eolico.
  5. I costi della transizione non devono ricadere sulle fasce più deboli della popolazione, sia perché la transizione deve essere equa, sia per evitare possibili fenomeni di speculazione, come si è visto troppo spesso nei tempi più recenti a causa dei conflitti militari e delle emergenze sanitarie.
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