La maggior parte della popolazione mondiale occupa una minima parte del suolo terrestre, fuggendo dalle aree rurali per concentrarsi e stratificarsi all’interno di grandi conglomerati urbani: un processo che ha radici economiche e politiche moderne, ma che si è presto rivelato insostenibile. Tale consapevolezza rende ancora più urgente ripensare gli spazi circostanti alle città non più come periferie, aree da sfruttare o zone disabitate, ma come smart land: centri di servizi con competenze proprie, in grado di offrire soluzioni rigenerative ed eco-responsabili.

Il concetto di smart land indica un territorio in cui spazi urbani e rurali saranno in grado di utilizzare al meglio le tecnologie digitali per dialogare, connettere, integrare e produrre finalmente soluzioni sostenibili di economia circolare a problemi collettivi come le risorse comuni, lo smaltimento dei rifiuti, il consumo energetico, le emissioni di CO2, la scomparsa di aree verdi, l’aumento delle temperature, ecc. Come disegnato nel nuovo patto città/campagna, le città del futuro prossimo saranno realtà dai confini fluidi, legate sia visivamente che economicamente alle aree circostanti, anziché in opposizione a esse.

Uno scenario particolarmente auspicabile quando si pensa all’Italia, dove le aree rurali disseminate di piccoli borghi, soprattutto nelle zone interne lungo la dorsale appenninica, languono da decenni, svuotate e depauperate in favore della crescita della costa e delle città. Finché si continuerà a concepire le aree rurali come sacrificabili, dimenticandole o volgendo loro le spalle, saranno sempre più disconnesse e abbandonate dai residenti. E ignorate dai viaggiatori.

IL RUOLO DELLA PIANIFICAZIONE

Obiettivi della smart land

Obiettivi della smart land

E’ importante comprendere le funzioni positive che le aree rurali possono assicurare al sistema urbano e lavorare per accrescerle. Altrettanto fondamentale è assumere la consapevolezza del ruolo fondamentale che l’agricoltura svolge nella ricerca della sostenibilità locale poiché, attraverso processi di co-produzione tra uomo e natura, l’agricoltura, oltre ad assolvere la funzione primaria di produzione di cibo, può rafforzare l’offerta di altri servizi ecosistemici (assorbimento di CO2, biodiversità, paesaggio, ecc.) utili per il territorio.
In tale prospettiva, la pianificazione deve realizzare un rapporto di maggior equilibrio tra obiettivi di consumo e capacità di carico delle risorse disponibili come, ad esempio:

  • strumenti più efficaci nel misurare il costo/opportunità delle perdite di suolo, controllando l’intensità delle trasformazioni;
  • processi organizzativi capaci di esaltare l’offerta di servizi ecosistemici da parte del sistema rurale e agricolo;
  • strumenti di governance innovativi finalizzati a “premiare” i comportamenti virtuosi degli enti locali che sviluppano strategie efficaci in difesa del consumo di suolo e di valorizzazione degli spazi rurali.

Una rivoluzione dello sguardo

Una rivoluzione dello sguardo

Il concetto di ecologia profonda ribalta il vecchio adagio che dice di non guardarsi mai indietro: rivalutare ciò che i nostri nonni sapevano e noi abbiamo colpevolmente o inconsapevolmente dimenticato. Si rende necessaria una rivoluzione dello sguardo, per recuperare nozioni, tecniche e conoscenze a lungo scomparse, muovendo verso un futuro che sappia realmente confrontarsi con le sfide ambientali e sociali più urgenti, grazie all’innesto di nuove tecnologie digitali che consentono di innovare i processi di cambiamento, di pianificazione, di governance ed di gestione.

Il modo in ancora si concepisce il territorio trova una dicotomia profonda: esiste la città, lo spazio urbanizzato in cui si svolgono la vita quotidiana e l’economia, e poi esiste la campagna, che continua a rimanere una commodity da sfruttare al massimo per stabilire aree di produzione industriale e agricola, in cui dislocare impianti inquinanti e antiestetici lontani dal centro abitato, relegandovi tutto ciò che non si allinea all’estetica e alla velocità dei contesti urbani.

E’ tempo di prendere atto che nella maggior parte delle realtà urbane, le politiche e gli strumenti di pianificazione si sono rivelati insufficienti a gestire le evoluzioni e gli sviluppi socioeconomici del territorio. E le ricerche più attuali sembrano puntare nella stessa direzione: il modello contemporaneo di città non potrà davvero dirsi sostenibile finché resterà in vigore la sua netta separazione dallo spazio circostante.

La smart land è un territorio sostenibile, intelligente e inclusivo, nel quale attraverso politiche diffuse e condivise si aumenta la competitività e attrattività di tutta l’area, dove prendono forma progetti di sviluppo focalizzati sull’uso della tecnologia e sull’ottimizzazione di tutte le risorse partendo dal coinvolgimento attivo delle persone e delle realtà presenti sul territorio.

I principali punti di forza di una smart land sono:

  • la coesione sociale
  • la diffusione della conoscenza
  • la crescita creativa
  • l’accessibilità
  • la libertà di movimento
  • la fruibilità dell’ambiente
  • la qualità del paesaggio e della vita dei cittadini.

E’ smart land un territorio che decide strategicamente di investire su sviluppo, innovazione tecnologica e sostenibilità con l’obiettivo di valorizzare il più possibile le risorse del territorio creando un sistema ecosostenibile incentrato sull’efficienza energetica.

La mobilità sostenibile è la leva strategica

La mobilità sostenibile è la leva strategica

Un territorio diventa smart land quando cerca un nuovo modo di gestire i servizi con un approccio aperto all’innovazione tecnologica e con il coinvolgimento e la collaborazione dei cittadini: crescita creativa e sviluppo sostenibile sono i due cardini di questi territori, che costruiscono reti diffuse, nelle quali i diversi portatori di interesse – la pubblica amministrazione, gli investitori, le imprese e le molteplici comunità – svolgono il proprio ruolo in sinergia, creando le condizioni per la coesione sociale, eliminando limiti sia fisici che culturali per rendere i luoghi quanto più possibile accessibili, inclusivi e attraenti.

Per questo motivo risulta fondamentale un ridisegno del territorio in termini di mobilità, rendendo la rivoluzione urbanistica parte integrante della trasformazione di un territorio: migliorare la qualità dei servizi dei trasporti, mettendo a disposizione mezzi a basso impatto ambientale e creando percorsi alternativi al trasporto privato, si incrementa l’accessibilità, si connettono tutte le aree con una rete di infrastrutture e si facilita il movimento di persone, merci e dati, come dal giorno della sua istituzione insegna SIMTUR.

La limitazione del traffico va di pari passo con la riqualificazione urbana e territoriale, con l’attenzione al paesaggio e alla tutela ambientale, con l’obiettivo strategico di creare le condizioni affinché i luoghi evolvano verso l’economia circolare.

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