Vigneti di Lamole

L'area attorno a Greve in Chianti era lodata già nel Medioevo. E nel 1835 Emanuele Repetti scrive "I vigneti che danno il buon vin di Lamole, cotanto lodato, sono piantati fra i macigni di cotesto poggio"

L’area in esame, situata nel comune di Greve in Chianti, ha un’estensione di 700 ettari, la cui significatività è legata non solo alla persistenza storica dei terrazzamenti caratterizzati dalla coltivazione della vite e dagli oliveti, ma anche al valore scenico del paesaggio e alla capillare opera di restauro dei terrazzamenti portata avanti da alcuni proprietari.

L’origine del nome Lamole sembra risalire alla parola latina lamulae, cioè piccole lame, lingue di terra. Certamente nel Medioevo era un luogo già conosciuto, e nel 1835, Emanuele Repetti scrive “i vigneti che danno il buon vin di Lamole, cotanto lodato, sono piantati fra i macigni di cotesto poggio“.

L’esodo dalle campagne degli anni Cinquanta e Sessanta ridusse in pochi anni la popolazione di Lamole da 900 a 70 persone. A causa del dilagare della meccanizzazione e dell’esigenza di ridurre l’impiego di manodopera, si optò per la piantagione a rittochino. Da circa un decennio l’area è invece oggetto di un ripensamento complessivo sul modo di fare viticoltura, che ha portato al recupero di molti terrazzamenti.

L’integrità dell’area è elevata grazie soprattutto all’opera di restauro dei terrazzi e alla ridottissima entità dei fenomeni di urbanizzazione. Gli elementi di vulnerabilità sono relativi al mantenimento dei terrazzamenti, reso difficile a causa degli alti costi di lavorazione non sempre ricompensati dal mercato, che ancora non riconosce la qualità del paesaggio come parte integrante del prodotto stesso.

Vigneti di Lamole

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