Rimboschimenti storici del bacino del Sele
La significatività dell’area è determinata da un paesaggio silvopastorale caratterizzato dalla presenza di rimboschimenti e sistemazioni idrauliche eseguite dal 1903 al 1910 per la realizzazione dell’Acquedotto pugliese
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3 Agosto 2023
L’area in oggetto riguarda gli estesi rimboschimenti e le sistemazioni idrauliche realizzate per la protezione delle sorgenti del fiume Sele, nell’ambito della realizzazione dell’Acquedotto pugliese: si tratta di circa 1958 ettari posti nei comuni di Bagnoli Irpino, Nusco e in minima parte Lioni.
La significatività dell’area è determinata da un paesaggio silvopastorale caratterizzato dalla presenza dei rimboschimenti e dalle sistemazioni idrauliche eseguite dal 1903 al 1910 per la realizzazione dell’Acquedotto pugliese, un’opera rappresentativa dell’azione dello Stato per il progresso dell’agricoltura meridionale. I lavori intendevano aumentare la scarsa superficie forestale per assicurare il perpetuarsi delle risorse idriche necessarie ad alimentare l’Acquedotto pugliese, limitando anche i ricorrenti fenomeni franosi.
Negli otto anni successivi furono realizzati 515 ettari di rimboschimenti, decine di briglie, piccole dighe in pietra per la regimazione dei torrenti, oltre a gradonamenti per la messa a dimora delle piantine. Le specie impiantate furono in massima parte pini neri e ontani napoletani, che si inserivano in un paesaggio silvo-pastorale preesistente caratterizzato invece da boschi di faggio, cerro, carpino nero ed pascoli.
A circa un secolo dalla loro realizzazione i rimboschimenti si sono integrati nel paesaggio perdendo lo schema rigido dell’impianto originale, alternandosi con aree aperte e boschi autoctoni, rappresentando un buon esempio di integrazione fra rimboschimenti di conifere, spesso criticati per la qualità paesaggistica, e il paesaggio storico locale legato alla pastorizia. Il paesaggio si presenta oggi in gran parte integro, con tratti di rimboschimenti ancora presenti, come pure le briglie in pietra, oggetto di vari interventi di manutenzione.
La vulnerabilità dell’area è legata soprattutto all’evoluzione naturale che vede il progressivo insediamento delle specie forestali autoctone in luogo dei rimboschimenti e degli spazi aperti, favorito anche dal graduale abbandono delle attività di pascolamento.
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