Colle dell’abbazia di Rosazzo

Un paesaggio che persiste nella sua valenza economica dai tempi degli insediamenti monastici, oltre i limiti tardomedievali, quando il letterato, geografo e viaggiatore Marin Sanudo (1483) vi saggiò i "perfectissimi vini"

Il colle, esteso per circa 1672 ettari di superficie tra i territori comunali di Manzano, San Giovanni al Natisone, Corno di Rosazzo, Cividale del Friuli e Premariacco, offre un mosaico naturale e colturale fra bosco, coltivo e vite.

Per dimostrare le peculiarità qualitative di lungo periodo nella produzione del vino, la persistenza del paesaggio e la valenza economica degli insediamenti monastici oltre i limiti tardomedievali, si è soliti affidarsi a Marin Sanudo (1483) che vi saggiò i “perfectissimi vini“.

Al mosaico paesaggistico del colle sono stati riservati larga parte degli spazi esposti a solatìo e terrazzati. Il bosco è costituito dalle specie più diffuse nell’area collinare (tiglio, orniello, acero campestre); il coltivo è occupato da mais e frumento; alla vite, in particolare ai filari di pignolo, picolit e ribolla gialla, sono riservati gli spazi che diradano verso la piana.

La disposizione del paesaggio per ronchi (ròncs) – la parte del colle conquistata al bosco dal coltivo e dalla vite – è uno dei caratteri propri dell’area del Collio orientale friulano e sloveno.

Dopo decenni di abbandono, il complesso abbaziale e ampie estensioni a vigneto di proprietà dell’Arcidiocesi di Udine sono stati recuperati. È recente, poi, la volontà di reintrodurre l’olivo, conservatosi sporadicamente, e la cui produzione è documentata almeno fino al principio del Settecento.

Per quanto riguarda l’integrità del paesaggio bisogna osservare che la crescente richiesta del vino e la qualità della produzione locale hanno determinato l’aumento dei vigneti, ma senza assumere caratteri invasivi. Gli aspetti originari si possono cogliere anche dalla compresenza di piante da frutto accanto alla vite.

Colle dell’abbazia di Rosazzo

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