Colle dell’abbazia di Rosazzo
Un paesaggio che persiste nella sua valenza economica dai tempi degli insediamenti monastici, oltre i limiti tardomedievali, quando il letterato, geografo e viaggiatore Marin Sanudo (1483) vi saggiò i "perfectissimi vini"
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3 Agosto 2023
Il colle, esteso per circa 1672 ettari di superficie tra i territori comunali di Manzano, San Giovanni al Natisone, Corno di Rosazzo, Cividale del Friuli e Premariacco, offre un mosaico naturale e colturale fra bosco, coltivo e vite.
Per dimostrare le peculiarità qualitative di lungo periodo nella produzione del vino, la persistenza del paesaggio e la valenza economica degli insediamenti monastici oltre i limiti tardomedievali, si è soliti affidarsi a Marin Sanudo (1483) che vi saggiò i “perfectissimi vini“.
Al mosaico paesaggistico del colle sono stati riservati larga parte degli spazi esposti a solatìo e terrazzati. Il bosco è costituito dalle specie più diffuse nell’area collinare (tiglio, orniello, acero campestre); il coltivo è occupato da mais e frumento; alla vite, in particolare ai filari di pignolo, picolit e ribolla gialla, sono riservati gli spazi che diradano verso la piana.
La disposizione del paesaggio per ronchi (ròncs) – la parte del colle conquistata al bosco dal coltivo e dalla vite – è uno dei caratteri propri dell’area del Collio orientale friulano e sloveno.
Dopo decenni di abbandono, il complesso abbaziale e ampie estensioni a vigneto di proprietà dell’Arcidiocesi di Udine sono stati recuperati. È recente, poi, la volontà di reintrodurre l’olivo, conservatosi sporadicamente, e la cui produzione è documentata almeno fino al principio del Settecento.
Per quanto riguarda l’integrità del paesaggio bisogna osservare che la crescente richiesta del vino e la qualità della produzione locale hanno determinato l’aumento dei vigneti, ma senza assumere caratteri invasivi. Gli aspetti originari si possono cogliere anche dalla compresenza di piante da frutto accanto alla vite.
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