Abetine della selvicoltura monastica di Vallombrosa

Il paesaggio della foresta di Vallombrosa, sviluppato a partire dal XVI secolo per interesse economico dei monaci che gradualmente sostituirono i boschi di faggio con la coltura dell'abete...

Il nucleo storico della foresta di Vallombrosa si estende intorno all’omonimo monastero per circa 609 ettari nei territori comunali di Reggello e Montemignaio.

La significatività dell’area è legata sia alla persistenza storica di un modello di gestione forestale che per secoli ha fornito legname di abete, sia al ruolo di Vallombrosa nello sviluppo delle scienze forestali in Italia.

Agli interessi economici dei monaci si deve invece il paesaggio che si sviluppa a partire dal XVI secolo. Questi iniziarono un fruttuoso commercio di legname, favorendo progressivamente la coltura dell’abete che gradualmente si sostituì ai boschi di faggio, attraverso una gestione dell’abetina basata su criteri che favorivano popolamenti coetanei, monospecifici, con piantagioni regolari, a file, di giovani piantine in sostituzione di quelle abbattute.

L’integrità dell’area riguarda il nucleo che circonda l’abbazia, che si prevede di conservare con opportune pratiche selvicolturali, mentre le restanti abetine stanno evolvendo in direzione di boschi misti di latifoglie.
Per quanto riguarda la vulnerabilità, va segnalata, oltre che l’evoluzione in direzione del bosco misto dominato da latifoglie, la presenza di due parassiti, l’Armillaria mellea e l’Heterobasidion annosum.

Abetine della selvicoltura monastica di Vallombrosa

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