Abetine della Val Cadino
Nella Val Cadino vi è un'importante presenza di abete bianco. Il paesaggio, modellato nel corso dei secoli da forme di gestione legate alla proprietà comunitaria, è segnato dalla produzione di legname.
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21 Agosto 2023
L’area comprende un’ampia porzione estesa per 2400 ettari delle foreste della Val Cadino, una delle valli laterali del torrente Avisio, nei comuni di Valfloriana, Castello-Molina di Fiemme e Cavalese.
La significatività dell’area è legata alla persistenza storica di un paesaggio modellato nel corso dei secoli da forme di gestione legate alla proprietà comunitaria, rivolte alla produzione di legname da costruzione e da opera, comprendente anche manufatti per il trasporto del legname e segherie ad acqua per la sua lavorazione.
Se nella Val di Fiemme predomina soprattutto l’abete rosso, in Val Cadino vi è invece un’importante presenza di abete bianco. Una particolarità che distingue la gestione dei boschi locali è l’impiego del taglio raso, localmente chiamato “taglio a fratta“, un termine di derivazione latina che indica una tecnica selvicolturale attraverso la quale si eliminano tutte le piante presenti nella porzione di bosco sottoposta al taglio, portando alla formazione di boschi a struttura coetanea.
Per una più efficiente gestione del bosco fu sviluppato un sistema di trasporto tramite risine e cave, cioè canali in legno o pietra, costruiti lungo le pendici montuose per consentire il trasporto dei tronchi durante l’inverno grazie al ghiaccio e alla neve. Assieme alle cave erano presenti anche le stue, sbarramenti temporanei posti lungo i torrenti per accumulare grandi quantità di acqua che una volta rilasciata spingeva a valle i tronchi per chilometri.
La valle rappresenta uno degli esempi più significativi di paesaggio forestale modellato per la produzione di legname da costruzione, fortemente connotativo della storia e della cultura locale. Il paesaggio della valle è ancora sufficientemente integro nelle sue componenti boscate, vista la continuità delle utilizzazioni forestali per la produzione di legname, ed è ancora forte all’interno della valle e della comunità l’attaccamento alle proprie radici culturali.
La vulnerabilità dell’area è legata alla ridotta importanza della produzione legnosa rispetto al passato e alla estraneità dei manufatti storici rispetto alle tecniche di esbosco e trasporto attuali, incentrate sulla meccanizzazione delle varie fasi di lavorazione.
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